Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Stando ai dati diffusi, riferiti ai primi nove mesi del 2018, in Italia, le donne assassinate sono 94, in 32 casi si parla di femminicidio, ovvero quando una donna viene uccisa in ragione del proprio genere; le denunce per maltrattamenti in famiglia sono 10.204, è recidivo il 17 per cento degli ammoniti; il reato di percosse ha registrato 8.718 casi; sono 2.977 le donne vittime di abuso sessuale; i numeri dello stalking arrivano a 8.414, con un incremento di segnalazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per il 90 per cento, la violenza è perpetrata da fidanzati, mariti, compagni, durante le relazioni o quando queste si sono concluse. Le regioni in cui le donne denunciano di più sono la Sicilia, la Campania e l’Emilia Romagna.
L’affare Khashoggi
Il rapporto del 2018 di Human Rights Watch definisce la Turchia come il primo paese a livello mondiale nella persecuzione di reporter, commentatori e blogger. Continue reading “L’affare Khashoggi”
Evergreen: A braccetto con il tiranno
La Bambina ripubblica un articolo di attualità
A braccetto con il tiranno
Il Toro e la Bambina, 30 giugno 2017
Il Consiglio Europeo, riunito a Bruxelles la scorsa settimana, ha discusso l’attuazione delle misure per arginare i flussi migratori lungo le rotte del Mediterraneo centrale e orientale, e gli strumenti creati per affrontarne le cause, compreso il riordino del sistema di asilo. Intenti che non hanno ancora scaturito grandi risultati, malgrado l’emergenza in corso, accreditando l’intollerabile torpore e la deficienza di strutture e processi, che vanno prontamente riformati per rispondere ai principi di responsabilità e solidarietà, nonché a quelli di efficienza istituzionale e politica. Continue reading “Evergreen: A braccetto con il tiranno”
Riforme senza diritti: Arabia Saudita 2030
Due eminenti attiviste per l’emancipazione femminile, Samar Badawi e Nassima al-Sadah, sono state arrestate in Arabia Saudita quest’estate. Da maggio sono almeno quindici le detenzioni di figure di alto profilo del movimento per i diritti umani, corredate da una aggressiva campagna che le dipinge come spie e agenti sovversivi per la destabilizzazione dello stato. Continue reading “Riforme senza diritti: Arabia Saudita 2030”
Nicaragua punto e accapo
Le proteste avvenute in Nicaragua contro la riforma fiscale del passato aprile, che decretava un aumento delle imposte per lavoratori, impresari e pensionati, hanno canalizzato il malcontento diffuso dal 2013 verso il presidente Daniel Ortega, in carica da undici anni mediante un ferreo controllo dell’esercito e della polizia. Continue reading “Nicaragua punto e accapo”
Sparizioni di aborigene in Canada
Negli ultimi dieci anni in Canada, migliaia di bambine, ragazze e donne aborigene sono sparite nel nulla, o sono state travolte da un’ondata di assassinati. La vicenda che ha portato la questione alla ribalta della coscienza nazionale è quella di Tina Fontaine di quindici anni, diventata l’emblema di una lotta contro il silenzio. Continue reading “Sparizioni di aborigene in Canada”
Palestina. Ahed Tamimi
I tribunali militari israeliani hanno un tasso di condanna del 95 per cento dei crimini attribuiti a dimostranti palestinesi. Ahed Tamimi, una ragazza sedicenne, che rischiava fino a dieci anni di carcere, ha patteggiato una pena di otto mesi di reclusione, e circa 1.500 dollari di ammenda, per aver schiaffeggiato un soldato e averlo spinto fuori a calci dal giardino di casa sua, ammettendo quattro dei dodici capi di accusa che le erano stati mossi, fra i quali aggressione aggravata contro un uomo adulto in assetto da combattimento, nonostante lei fosse disarmata. Continue reading “Palestina. Ahed Tamimi”
Free Zehra Doğan
Zehra Doğan è un’artista, giornalista e fotografa, nella Turchia di Erdoğan. E’ anche collaboratrice di Jinha, agenzia di stampa curda, ed è stata incarcerata per il suo lavoro di informazione e denuncia. Ha raccontato la realtà delle città assediate, mostrando la devastazione portata dai combattimenti tra l’esercito e i militanti curdi. Continue reading “Free Zehra Doğan”
Casamance
Si continua a sparare in Casamance, limbo meridionale del Senegal, isolato dal resto del paese, e incuneato fra il Gambia e la Guinea-Bissau. Il clamore delle atrocità compiute nelle vicine Liberia e Sierra Leone ha sottratto l’osservazione dei media dalla lotta separatista più lunga nell’Africa occidentale. Continue reading “Casamance”
Sonita Alizadeh contro i matrimoni forzati
In una cultura dove il 57 per cento delle bambine e delle ragazze vengono obbligate al matrimonio e cedute all’offerta più alta, Sonita Alizadeh, afghana rifugiata a Tehran, si è ribellata alla propria famiglia quando a 16 anni hanno cercato di venderla per 9 mila dollari per permettere al fratello di corrispondere a sua volta una dote di 7 mila. Continue reading “Sonita Alizadeh contro i matrimoni forzati”
Mindanao
Quarantasette anni di sanguinosa rivolta, dimenticata dalla stampa e dall’opinione pubblica, potrebbe trovare una conclusione in Mindanao, isola nel sud-est delle Filippine. Rappresentanti dell’esecutivo e della più grande realtà insurrezionalista del paese, il Fronte di Liberazione Islamico “Moro” (Milf, per l’acronimo inglese), hanno sottoposto al Presidente Rodrigo Duterte un disegno legislativo per il potenziamento dell’autonomia ottenuta nel 1996 e investimenti in questa regione travagliata dall’estremismo, che dal 2000 ha provocato 4 milioni di profughi interni, migliaia di vittime, e un ritardo storico nello sviluppo economico e sociale, a dispetto della ricchezza di risorse. Continue reading “Mindanao”
A braccetto con il tiranno
Il Consiglio Europeo, riunito a Bruxelles la scorsa settimana, ha discusso l’attuazione delle misure per arginare i flussi migratori lungo le rotte del Mediterraneo centrale e orientale, e gli strumenti creati per affrontarne le cause, compreso il riordino del sistema di asilo. Intenti che non hanno ancora scaturito grandi risultati, malgrado l’emergenza in corso, accreditando l’intollerabile torpore e la deficienza di strutture e processi, che vanno prontamente riformati per rispondere ai principi di responsabilità e solidarietà, nonché a quelli di efficienza istituzionale e politica. Continue reading “A braccetto con il tiranno”
Non un giorno, non una vittima, in più
La tortura è esercitata in oltre 140 paesi, compresi i firmatari della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, e trattati internazionali, come la Convenzione di Ginevra, che ne bandiscono il ricorso anche in circostanze di guerra. Continue reading “Non un giorno, non una vittima, in più”
Nilo Blu
C’è un terzo fronte di guerra nel Sudan. Eclissato dalle crisi nel Darfur e il Sud Sudan, ugualmente cruento per gli abitanti costretti alla fame e a massicci spostamenti forzati. Continue reading “Nilo Blu”
Sono tutti figli nostri
“Il massacro dei figli nostri” titola un quotidiano italiano riferendosi alla tragedia di Manchester – “La strage delle ragazze” in altri giornali. Un attacco vile da parte di chi ha per nemico il mondo e la vita. Di figli però ne abbiamo molti più e hanno nomi che spesso non sappiamo pronunciare.
Più dei tre quarti degli attentati di Boko Haram negli ultimi due anni in Nigeria, Cameroon, Chad e Niger, hanno utilizzato bambine e ragazze come bombe umane. Non sanno cosa gli viene legato addosso, sono traumatizzate, sedate, ubbidiscono a quanto ordinato dai loro aguzzini. Si avvicinano a un villaggio, bussano a una porta, chiedono dell’acqua. Il detonatore viene attivato da un cellulare a chilometri di distanza.
Settemila donne e bambine yazidi sono state ridotte in schiavitù sessuale dall’Isis in Iraq. Testimoni oculari in Siria hanno riportato informazioni di vendite all’asta di minori, mutilazioni, stupri, decapitazioni, bambini impiccati, crocifissi, bruciati vivi o lasciati morire di fame e sete. L’Isis ha combattenti dai 5 ai 13 anni, orfani di stragi, che vengono indottrinati e costretti ad attuare esecuzioni, anche di ragazzi della loro stessa età.
Che il terrorismo fondamentalista non risparmi i bambini, non è notizia di oggi.
Il lavoro che non difendiamo
Lo sfruttamento minorile intrappola 168 milioni di bambini e bambine fra i 5 e i 17 anni, 120 milioni hanno meno di 14 anni. Se è vero che molti collaborano a mansioni dell’economia familiare, molti di più svolgono attività inaccettabili per la loro età e in condizioni di rischio per la salute e la vita, deprivati dell’educazione, angariati, degradati, e vittime di gravi violazioni dei diritti umani, compresi l’arruolamento forzoso, la prostituzione, la pornografia, e la schiavitù. Il lavoro dei minori riproduce il ciclo inter-generazionale della povertà, ma è anche conseguenza di migrazioni ed emergenze. Solo nel 2016, 25.850 bambini e adolescenti migranti non accompagnati e separati sono arrivati in Italia, più del doppio rispetto al 2015. Che fine hanno fatto?
Tre anni sono troppo lunghi
Delle 276 ragazze rapite da Boko Haram il 14 aprile del 2014, nella scuola statale superiore di Chibok in Nigeria, 57 sono riuscite a liberarsi, 24 sono state rilasciate dopo due anni, in seguito a negoziazioni del governo, 195 sono ancora nelle mani dei terroristi islamici che nella regione del Borno hanno provocato la morte di almeno 20.000 persone dal 2009.
Osservatorio Africa
Gli africani non confidano nelle commissioni elettorali e nella qualità dei suffragi nei propri paesi. Secondo il centro di ricerca Afrobarometer, in trentasei nazioni, circa il 60% degli intervistati non pensa che le votazioni siano libere e giuste e descrivono situazioni diffuse di corruzione, controllo dei media e intimidazioni violente ai seggi. Eppure tante elezioni in Africa hanno costituito delle pietre miliari nell’evoluzione storica delle società e il raggiungimento della pace. Continue reading “Osservatorio Africa”
Il mondo nel 2017
Un sondaggio sul coinvolgimento degli italiani e le italiane per le notizie di cronaca estera, commissionato all’Ipsos da Rai News e svolto alla fine del 2016, rivela che per il 31 per cento del totale degli intervistati la minaccia percepita come più grave è quella di matrice radicale islamica. Continue reading “Il mondo nel 2017”
La pace in Colombia fra un Nobel discusso e un accordo incompiuto
Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato il 7 ottobre a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia al suo secondo mandato consecutivo, per aver promosso un accordo che pretende concludere il conflitto armato interno più lungo del continente americano, durato 52 anni (nella regione permangono conflitti di bassa intensità in Paraguay, Messico e Perú), con un bilancio di un quarto di milione di morti (80% civili), 46.000 casi di sparizione, migliaia di vittime di arruolamento forzato, sequestro, tortura, abuso sessuale, e secondo le stime dai cinque agli otto milioni di sfollati. Continue reading “La pace in Colombia fra un Nobel discusso e un accordo incompiuto”