Immagini iconiche: Gandhi e l’arcolaio
Photo credit: Margaret Bourke-White
Dal 1932 al 1933, i britannici incarcerarono Mohandas Gandhi nella prigione di Yeravda a Pune in India. Durante la detenzione, il leader pacifista tesseva le tele dei propri indumenti, avvalendosi di uno charkha, un arcolaio portatile.
L’attività evolse, da una fonte di personale conforto, a uno dei capisaldi della campagna per l’indipendenza. Su esempio e invito di Gandhi, gli indiani, infatti, cominciarono a produrre i propri capi di vestiario, invece di acquistare le merci importate dai colonizzatori inglesi.
Quando Margaret Bourke-White, autrice dell’immagine, fece visita a Gandhi nella sua casa, per un’intervista, l’azione della tessitura era diventata parte intrinseca dell’identità dell’uomo e del politico. Il suo segretario, Pyarelal Nayyar, disse alla giornalista che, prima di ritrarlo, avrebbe dovuto imparare la tecnica.
La fotografia di Gandhi, che legge le notizie al lato del suo charkha, non apparve nell’articolo di Bourke-White. Venne pubblicata circa due anni dopo, dalla rivista Life, in un tributo a seguito del suo assassinato. Di immediato, divenne un’immagine indelebile, e un potente simbolo della disobbedienza civile, che contribuì a cementare la figura di Gandhi come uomo di pace.
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