Almanacco: il protocollo di Parigi
L’Accordo Quadro Generale per la Pace in Bosnia ed Erzegovina, anche conosciuto come Protocollo di Parigi o Accordo di Dayton, fu stipulato tra il 1° e il 21 novembre del 1995, nella base aerea USAF Wright-Patterson di Dayton, Ohio, negli Stati Uniti. Con esso ebbe termine la guerra in Bosnia ed Erzegovina.
Alla conferenza parteciparono i contendenti regionali, Slobodan Milošević, presidente dell’allora Jugoslavia e rappresentante degli interessi serbo-bosniaci, il presidente della Bosnia Erzegovina Alija Izetbegović, accompagnato dal ministro degli esteri bosniaco Muhamed “Mo” Sacirbey, e il presidente della Croazia Franjo Tuđman. I colloqui di pace vennero guidati dal mediatore statunitense Richard Holbrooke, l’inviato speciale dell’Unione Europea Carl Bildt, e il viceministro degli esteri della Federazione Russa Igor’ Ivanov.
L’accordo, formalizzato a Parigi il 14 dicembre dello stesso anno, sanciva l’intangibilità delle frontiere, uguali ai confini fra le repubbliche della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, la restituzione della Slavonia Orientale alla Croazia, occupata dalle forze serbe, e la possibilità dei profughi di fare ritorno nei propri paesi di origine.
La voce di maggiore rilievo prevedeva la creazione di due entità interne allo stato di Bosnia Erzegovina: la Federazione Croato-Musulmana, corrispondente al 51 per cento del territorio nazionale e comprensiva di 92 municipalità, e la Repubblica Serba, con il 49 per cento del territorio e 63 municipalità. Le due entità erano dotate di poteri autonomi in vasti settori, ma pur sempre inserite in una cornice unitaria.
Alla presidenza collegiale del paese, che ricalcava il modello della Jugoslavia post Tito, si insediarono un serbo, un croato e un musulmano, che ogni otto mesi si alternavano nella massima carica come primus inter pares. Ne scaturì una struttura legislativa complessa che prevedeva un organo bicamerale nella Federazione Croato-Musulmana e un’assemblea unicamerale nella Repubblica Serba; mentre a livello statale, ogni quattro anni, venivano eletti gli esponenti della Camera dei Rappresentanti del Parlamento (42 deputati, 28 della Federazione Croato-Musulmana e 14 della Repubblica Serba) e della Camera dei Popoli (5 musulmani, 5 serbi e 5 croati).
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