Cosa ha da spartire la geopolitica con le bambine?
Lo stupro come arma di distruzione è tanto antico quanto la guerra, anche se il Consiglio di Sicurezza lo ha ufficialmente riconosciuto in quanto tale solo nel 2008. Viene impiegato, in maniera deliberata e strutturata, per umiliare, terrorizzare e controllare la popolazione; in operazioni di rimozione forzata di civili da zone strategiche; o ancora in campagne di pulizia etnica, senza dover incorrere nei rischi del combattimento. A differenza di altre forme di violenza, spesso non è documentato, o rimane schiacciato dal peso della perdita di vite umane, e non trova posto nei libri di storia. Continue reading “Cosa ha da spartire la geopolitica con le bambine?”
Where is my name?
Su twitter si può seguire e partecipare alla campagna #WhereIsMyName per rivendicare il diritto all’identità delle afghane. Lanciato alcuni mesi fa da un gruppo di giovani donne, l’hashtag viene tradotto nei dialetti locali per coinvolgere tutte a rompere il tabù più incomprensibile e umiliante imposto dalla tradizione tribale. Secondo gli ultraconservatori, il nome delle donne sarebbe sacro, legato all’onore della famiglia; per questa ragione, impronunciabile in pubblico. Ne consegue l’abominevole negazione del diritto primario di essere chiamate con il proprio nome a scuola, sulle prescrizioni mediche, e, persino, sul certificato di nascita dei figli e la lapide funeraria. In cambio, vengono utilizzati pseudonimi fantasiosi che ne rivelano appieno la logica patriarcale: “la mia parte debole”, “la madre dei miei figli”, “la mia capretta”. Per gran parte della società afghana, le donne non sono dunque cittadine, ma proprietà di un padre, un fratello, o un marito, che ne gestisce corpo, faccia e nome.
Gli ultimi indigeni europei
Dal 1993, proclamazione dell’anno internazionale dei popoli indigeni, si celebra la giornata dei saami, popolo autoctono scandinavo, che dal 6 febbraio del 1917 – data del loro primo congresso, difende diritti e autonomia in maniera attiva e organizzata. Continue reading “Gli ultimi indigeni europei”
Iran. My Stealthy Freedom
Aveva risposto all’appello di Masif Alinejad, attivista in esilio, di mostrarsi a capo scoperto – un crimine per le donne in Iran, ed è stata arrestata all’incrocio di due strade a Teheran, dove sventolava il suo hijab a maniera di bandiera bianca. Continue reading “Iran. My Stealthy Freedom”
Sonita Alizadeh contro i matrimoni forzati
In una cultura dove il 57 per cento delle bambine e delle ragazze vengono obbligate al matrimonio e cedute all’offerta più alta, Sonita Alizadeh, afghana rifugiata a Tehran, si è ribellata alla propria famiglia quando a 16 anni hanno cercato di venderla per 9 mila dollari per permettere al fratello di corrispondere a sua volta una dote di 7 mila. Continue reading “Sonita Alizadeh contro i matrimoni forzati”
La Patagonia negata
Il corpo di Santiago Maldonado è apparso nel fiume Chubut a quasi tre mesi dalla sua sparizione, dopo la repressione di una manifestazione mapuche a Pu Lof nel Cushamen, per mano della gendarmeria argentina, con una proporzione di 200 militari contro 20 civili. Continue reading “La Patagonia negata”
Il Grand Canyon è la nostra casa
Il blocco delle concessioni minerarie di uranio su più di 400 mila ettari di terra demaniale che circonda il Grand Canyon, richiesta dai nativi americani e accolta da Obama nel 2012, è oggi messa in discussione da politici dell’Arizona che vorrebbero che il presidente Trump la revocasse per far crescere l’economia locale. Continue reading “Il Grand Canyon è la nostra casa”
Fuoco incrociato sui diritti umani
Il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è il principale meccanismo mondiale per la promozione dei diritti delle persone. In tempi recenti, tuttavia, è stato terreno di manovre che, a partire da interpretazioni estreme di religione, cultura e tradizione, nonché argomenti di sovranità nazionale, insidiano i capisaldi dell’universalità, l’inalienabilità e l’indivisibilità, dell’importante e complesso corpo legislativo a cui è preposto. Continue reading “Fuoco incrociato sui diritti umani”
Giornata internazionale contro l’omofobia
L’omosessualità è un reato in 74 paesi. Di questi quasi la metà sono stati africani. In 13 paesi essere omosessuale o bisessuale è punibile con la morte: Afghanistan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Mauritania, Pakistan, Qatar, Sudan, Yemen, regioni dell’Iraq, la Nigeria, la Siria e la Somalia. In 17 paesi è proibito l’attivismo per i diritti della comunità gay: Algeria, Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Iran, Iraq, Libano, Libia, Lituania, Marocco, Nigeria, Qatar, Siria, Somalia, Russia, Tunisia, Kuwait. In 40 paesi si riscontrano nella legislazione clausole che de-penalizzano l’aggressione fisica e l’omicidio in caso di “provocazione” di tipo omosessuale. Matrimoni forzosi e “stupro correttivo” vengono applicati in alcuni paesi alla stregua di misure terapeutiche per le donne con diverso orientamento sessuale.
Le etichette sono per i vestiti
Il lavoro che non difendiamo
Lo sfruttamento minorile intrappola 168 milioni di bambini e bambine fra i 5 e i 17 anni, 120 milioni hanno meno di 14 anni. Se è vero che molti collaborano a mansioni dell’economia familiare, molti di più svolgono attività inaccettabili per la loro età e in condizioni di rischio per la salute e la vita, deprivati dell’educazione, angariati, degradati, e vittime di gravi violazioni dei diritti umani, compresi l’arruolamento forzoso, la prostituzione, la pornografia, e la schiavitù. Il lavoro dei minori riproduce il ciclo inter-generazionale della povertà, ma è anche conseguenza di migrazioni ed emergenze. Solo nel 2016, 25.850 bambini e adolescenti migranti non accompagnati e separati sono arrivati in Italia, più del doppio rispetto al 2015. Che fine hanno fatto?
Discriminazione razziale nell’era Obama
Al termine della gestione del primo presidente afro-americano degli Stati Uniti è tempo di bilanci e analisi sia del suo lascito, in un paese che ha visto mutare posizione e ruolo nell’ordine del mondo, sia della carica simbolica e la speranza di cambiamento, accese dalla sua prima elezione, in una società attraversata da laceranti brecce sociali e una feroce crisi economica. Continue reading “Discriminazione razziale nell’era Obama”