L’11 febbraio 1990, Nelson Mandela venne rilasciato dopo 27 anni di carcere. Quattro mesi più tardi, rese un discorso storico al Parlamento Europeo, con il quale rivendicava la necessità di porre termine al sistema politico-economico dell’apartheid, sulla base di un ampio processo di riconciliazione nazionale.
Il Sudafrica era, infatti, governato da una minoranza bianca, equivalente a non più del 9 per cento della popolazione. Questa era costituita dai discendenti dei colonialisti olandesi e inglesi, e individui originari di altri paesi europei, denominati afrikaner. A quattro anni da questo discorso, Mandela sarebbe diventato il primo presidente nero di un paese finalmente democratico.
L’apartheid era la strategia di segregazione razziale concepita nel 1915 da Daniel François Malan e introdotta nel 1948, quando venne eletto primo ministro. La sua teorizzazione venne completata, durante il secondo conflitto mondiale, da un gruppo di intellettuali afrikaner, e rimase in vigore fino al 1991.
Per estensione, il termine è usato per indicare qualunque forma di separazione sociale, controllo e sfruttamento, a opera di un governo e a danno di determinati gruppi, sulla base di pregiudizi etnici e culturali. L’anniversario della fine dell’apartheid sudafricana si celebra il 27 aprile, Festa della libertà.
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