La Conferenza mondiale sulle donne di Pechino (1995), con la sua Dichiarazione e Piattaforma d’azione, adottate all’unanimità, è stata la prima a riferirsi in maniera circonstanziata ai bisogni specifici delle bambine e le ragazze.
È stato poi nel 2011 quando l’Assemblea generale dell’Onu, con la risoluzione 66/170, ha dichiarato l’11 ottobre Giornata internazionale delle bambine, con il proposito di evidenziare le sfide uniche da affrontare per il loro empowerment e rispetto dei diritti umani. Dal 2012, è stata celebrata ininterrottamente.
Anche l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e i suoi diciassette obiettivi (2015), la cui responsabilità è stata assunta dai governi, include il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile come asse trasversale. Secondo questo approccio, salvaguardando le libertà e i diritti delle donne, in ogni fase del ciclo vitale, si potranno raggiungere giustizia e inclusione sociale, e costruire economie solide, a livello globale.
Alle bambine deve essere garantita una vita sicura, istruita e sana. Se sostenute durante gli anni dell’adolescenza, hanno il potenziale per cambiare il mondo, come lavoratrici, madri, imprenditrici, mentori, capifamiglia e leader politici. Un investimento integrale nell’eliminazione degli stereotipi che ne limitano la piena realizzazione, e nel potenziamento di capacità e opportunità, assicura loro diritti nel presente e un futuro più equo e prospero. Avvia, inoltre, una reazione a catena virtuosa, in cui metà dell’umanità contribuisce alla pari nella ricerca di soluzioni per i problemi vincolati al cambiamento climatico, la prevenzione della salute pubblica, i conflitti politici, la crescita e la sostenibilità.
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