Spazi strategici: gli stretti turchi
I Türk Boğazları si trovano alle estremità opposte del mare di Marmara, parte del territorio marittimo sovrano della Turchia, trattandosi dello stretto dei Dardanelli (68 per 1,2 chilometri) e del Bosforo (30 chilometri per circa 700 metri), che rispettivamente la congiungono al mar Nero, sul lato orientale, e al mar Egeo su quello occidentale, e da lì al Mediterraneo, l’oceano Atlantico via Gibilterra, e l’oceano Indiano attraverso il canale di Suez. Soggetti al regime delle acque interne, sono anche disciplinati dal trattato di Montreux, in ragione della loro importanza nel commercio internazionale, e del ruolo giocato nella storia europea e mondiale. Infatti, questi passaggi tra l’Asia e l’Europa hanno avuto rilevanza geostrategica, almeno da quando gli eserciti dell’età del bronzo hanno combattuto la mitologica guerra di Troia, in prossimità dell’accesso all’Egeo, e hanno fornito per lungo tempo rotte migratorie e di invasione per popoli come i persiani, i galati e i turchi.
Nei giorni del declino dell’impero ottomano, la “questione degli stretti” coinvolse le diplomazie dei maggiori paesi europei. La convenzione di Londra (1841) fra Russia, Regno Unito, Francia, Austria e Prussia, stabilì che venissero chiusi a tutte le navi, escludendo quelle degli alleati del sultano, nell’eventualità di un confronto bellico di larga scala. Questa superò i timori di Regno Unito e Francia per il trattato di Unkiar Skelessi (1833), con il quale le potenze del mar Nero si erano assicurate assistenza reciproca, all’indomani dello scontro russo-turco (1828-29), scoppiato per la lotta d’indipendenza greca, e che conteneva un articolo controverso sul loro uso esclusivo, in caso di guerra.
Gli stretti furono protagonisti anche nel primo conflitto mondiale (1914-18) per il collegamento tra il fronte orientale e occidentale. Nell’autunno del 1914, si registrò l’entrata in guerra dell’impero ottomano, a fianco della coalizione degli imperi centrali, che comprendeva quello tedesco, austro-ungarico, e bulgaro, e in tal modo si assicurò il controllo dei Dardanelli, impedendo alla Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) di far arrivare aiuti e rifornimenti attraverso il Mar Nero. Nel contesto della diplomazia interna della Triplice Intesa, i suoi membri concordarono di cedere all’impero russo il territorio ottomano che si affacciava sugli stretti; gli inglesi e i francesi avrebbero occupato Costantinopoli e altri punti strategici. Da aprile 1915 a gennaio 1916, truppe australiane e neozelandesi, del Commonwealth britannico, con uno sbarco anfibio, lanciarono la campagna di Gallipoli che si concluse, tuttavia, con l’affermazione delle forze ottomane, sostenute dalla Germania, in quello che è considerato il momento fondazionale della Turchia moderna.
La rivoluzione russa, nel 1917, in ultima istanza, bloccò i piani di conquista degli stretti. Nel 1918, vennero posti sotto il controllo di una commissione internazionale. Dopo la vittoria turca sui greci nella guerra del 1920-22, il trattato di Losanna (1923) ne stabilì la smilitarizzazione e la libertà di navigazione. Il trattato di Montreux (1936) definisce le basi dell’attuale sistema: la Turchia ha piena sovranità sugli stretti e facoltà di installarvi forze militari, le navi civili e mercantili hanno il diritto di libera circolazione, mentre il passaggio di navi da guerra può essere controllato e limitato dalla Turchia nel corso di conflitti armati, rendendola un importante arbitro geopolitico.
I due stretti vedono transitare ogni giorno centinaia di petroliere e superpetroliere, in entrambe le direzioni, al punto che la presenza di specie animali di grandi dimensioni – cetacei e tonni -, si è rarefatta. Diversi incidenti, dovuti a errori di manovra e alla ridotta larghezza del Bosforo, hanno causato fuoriuscite di materiale e incendi, in prossimità di Istanbul, città con più di 12 milioni di abitanti, ed è stato necessario limitare il traffico marittimo, con la costruzione di ponti sospesi, mentre sono allo studio gallerie.
Sul fronte dello shipping, a partire dal 7 ottobre, la Turchia aumenterà di cinque volte il costo del transito, facendolo salire da 0.8 a 4 dollari per tonnellata. Circa 48 mila battelli attraversano gli stretti ogni anno. La decisione è stata spiegata dall’incremento dell’inflazione a livello globale e dalla diminuzione del prezzo dell’oro.
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