Capire la geopolitica: la scuola anglo-americana
La scuola anglo-americana di geopolitica è contraddistinta da un approccio teorico realista e un marcato pragmatismo nell’azione. L’obiettivo generale è quello del massimo raccordo possibile fra la teoria e la pratica. In altre parole, pretende evitare la distanza fra il pensiero strategico e le capacità strategiche dello stato.
Questo carattere di scienza applicata è in parte derivato dal fatto che i suoi padri fondatori – Alfred Mahan, Halford Mackinder, Nicholas Spikman – erano coinvolti nella realtà politica e cercavano di influire sugli allineamenti delle forze nella mappa geopolitica, a favore delle loro nazioni di appartenenza. Un’altra influenza è relazionata con l’organizzazione delle scienze politiche nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove nella teoria della politica, la sociologia e la psicologia politica, e la teoria delle relazioni internazionali, prevale una dimensione razionalista e positivista.
Due elementi importanti di questo orientamento sono il paradigma comportamentale, che consiste nella sistematizzazione di modelli statistici per comprendere, prevedere e dominare i conflitti geopolitici, e lo sviluppo del concetto di “talassocrazia” atlantica. Il secondo è dovuto alle peculiarità geografiche del mondo anglo-sassone, dominante su mari e oceani, e alla creazione delle rispettive flotte navali. Tale potere arriva a definire un tipo speciale di civiltà e un pregiudizio di superiorità che, in ultima istanza, ne vuole giustificare i propositi egemonici, imperialisti e unipolari. Del resto, nella cartografia americana dell’età moderna, gli Stati Uniti erano posti al centro del Pacifico e dell’Atlantico, l’Europa separata dall’Asia e dall’oriente medio e lontano, e l’emisfero occidentale esteso in modo arbitrario dall’Iran a Shanghai, con il sud-est asiatico collocato al limite dell’oceano Pacifico, a rappresentazione delle ambizioni americane.
Nonostante la medesima base di convinzioni, la geopolitica classica britannica e quella americana si distinguono sul livello delle aree di interesse. La prima si dedica principalmente all’analisi delle barriere fisiche e l’accesso alle risorse, mentre la seconda si concentra sul vantaggio geografico per le vie commerciali. Queste prospettive hanno influenzato le politiche della sicurezza europea e statunitense fino ai nostri giorni.
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