All’indomani dell’investitura del presidente della repubblica, Alejandro Giammattei, in Guatemala sono scattati gli operativi per la cattura di ex-deputati, che con l’insediamento del nuovo parlamento, non avendo ottenuto la rielezione, hanno perso l’immunità. In particolare, il ministero degli interni ha coordinato sei mandati di perquisizione nei dipartimenti di Guatemala e Santa Rosa e cinque arresti, anche se la maggioranza dei politici non è rintracciabile. Altri ordini saranno approvati a breve. Al momento, 113 persone sono inquisite, includendo funzionari pubblici, per l’inchiesta nel settore della salute. Le principali imputazioni sono corruzione, frode, peculato, traffico di influenze, associazione illecita.
Per Secil De León, analista politico, “Il rapporto delinquenziale tra imprenditori, classe politica, vertici delle istituzioni statali e dell’esercito, e reti criminali, è stato smascherato. Questo impianto malavitoso e prevaricatore è arrivato a toccare la figura del presidente uscente, Jimmy Morales, e la sua famiglia, coinvolti nel narcotraffico e il riciclaggio di denaro sporco”. Eppure, come racconta la sociologa Ana Silvia Monzón, “Il capo della commissione internazionale contro l’impunità è stato dichiarato persona non grata e la commissione stessa è stata smantellata dopo dodici anni di lavoro. Morales l’ha accusata di aver ecceduto nell’applicazione del mandato a scapito della sovranità nazionale. Altri funzionari sono stati rimossi in posizioni chiave, con grandi retrocessi nella trasparenza. Proteste sono emerse dalla società civile, intorno allo slogan ‘in queste condizioni, non vogliamo elezioni’, durante la trascorsa campagna”.
Lo stesso Jimmy Morales è stato protagonista di uno slalom da un lato all’altro della città per riuscire a giurare come deputato del Parlamento Centroamericano (Parlacen). Ci ha dovuto provare tre volte, in quanto la folla gli ha impedito di accedere alle istallazioni dove era prevista la cerimonia. Le proteste sono continuate fuori dall’hotel dove, a conclusione di una lunga giornata, è riuscito a riassicurarsi l’immunità, grazie alla quale non si potrà procedere al giudizio per i reati che gli sono stati attribuiti, durante la sua discussa gestione.
La sessione, iniziata nella sede istituzionale, è stata riaggiornata in un albergo della capitale, nel quale l’ex-premier ha fatto ingresso da una porta laterale. I manifestanti si erano organizzati dalle prime ore del mattino, sfidando il cordone di sicurezza. Venuti a conoscenza del cambio, sono riusciti ad arrivare prima di Morales e, nonostante la presenza del reparto anti-sommossa, hanno formato una catena umana, poi dispersa dai lacrimogeni. Un cartello con la fotografia di Morales e la scritta “ricercato” è stato affisso su una delle cancellate dell’edificio che ospita gli uffici e l’aula del Parlacen.
Jimmy Morales, passato da una formazione teologica, ai successi televisivi da comico, e ancora all’attività politica, è vincolato a diverse indagini, tra cui il finanziamento illegale della sua campagna elettorale del 2015. Alla fine del 2017, si è scoperto che riceveva in segreto dalle forze armate un aumento irregolare dello stipendio del 33 per cento, giustificato come un ‘bonus di rischio’. Nel 2018, sono state presentate denunce, suffragate da testimonianze e documentazione, per presunte aggressioni sessuali, e fonti autorevoli indicano di essere a conoscenza di altri otto abusi di questo tipo.
Il Guatemala ha indicatori da quello che una volta si chiamava il terzo mondo, fra i quali, il 45 per cento di malnutrizione cronica nei bambini sotto i cinque anni di età, oltre il 50 per cento di povertà e povertà estrema, e l’esclusione dalla previdenza del 75 per cento della forza lavoro, impiegata nell’ambito informale. Le entrate fiscali non superano il 10 per cento del Pil, con una sofferenza finanziaria per la sanità, l’istruzione, l’occupazione, l’inclusione economica, e il ricorso indiscriminato al debito interno ed esterno per coprire il deficit del funzionamento dello stato. Cultura e gestione della res publica restano di sapore coloniale. Circa due dozzine di famiglie rappresentano il 90 per cento del reddito globale su 17 milioni di abitanti. Le compagnie straniere, che estraggono ricchezza dal sottosuolo, per legge corrispondono all’erario solo l’1 per cento dei ricavi a fronte di monumentali guadagni. Nel dibattito interno si parla, senza mezzi termini, di un collasso istituzionale e sociale, dove interessi antichi e nuovi, e le fratture non sanate di una lunga guerra, minano la sicurezza e lo sviluppo.
“La tessitura di una società democratica, dopo l’orrore di quasi quattro decadi di conflitto armato interno, plasmata negli accordi di pace è stata disattesa”, aggiunge Monzón. “Non sono stati fatti gli sforzi necessari per costruire un civismo etico e critico che obbliga ad agire con irreprensibilità. La politica privilegia sistemi di protezione clientelare che impediscono la redistribuzione equitativa della ricchezza e ampliano le brecce economiche”.
Questo articolo è stato pubblicato dalla testata giornalistica web di notizie e media Il Faro sul Mondo.
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