Al mondo, vengono parlate 7 mila lingue indigene, patrimonio di 370 milioni di persone e 90 paesi. Secondo i dati dell’Unesco, al momento, 2.680 sono al bordo di una completa estinzione. Ognuna è un sistema unico di valori, conoscenze e comprensione dell’umanità e ciò che la circonda e accompagna, attraverso il quale si definiscono le identità, si manifesta la cultura, si tramanda la storia collettiva e si costruisce il futuro.
La possibilità di usare l’idioma nativo è un prerequisito per la libertà di pensiero, opinione ed espressione, l’accesso all’educazione, l’informazione e il lavoro, così come la realizzazione degli altri diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Nonostante ciò, non è scontato per tutti il fatto di avvalersene nella vita pubblica senza impedimenti o pregiudizi. Un grande numero di nazioni autoctone affronta le minacce dell’assimilazione, la rilocazione forzata e le migrazioni, che le separano dal contesto d’uso.
La perdita delle lingue ha un impatto nefasto sui popoli ancestrali, e sulla ricchezza e diversità globale, per il loro contributo al dibattito sull’utilizzo delle risorse, il rapporto con la natura, l’equilibrio ecologico, le forme di gestione dei beni comuni e l’organizzazione del lavoro, fra altri temi di cruciale importanza per la conservazione del pianeta. Queste sono le ragioni in base alle quali le Nazioni Unite hanno scelto di dichiarare il 2019 anno internazionale delle lingue indigene. L’intento è quello di promuovere iniziative affinché vengano preservate e rivitalizzate.
Considerati i rischi, la loro sopravvivenza dipende in gran misura dallo spazio che riusciranno a occupare nell’istruzione di ogni ordine e grado, ma anche nei social media. Infatti, sebbene prevalga una certa enfasi accademica in talune azioni, non saranno i sofisticati progetti linguistici digitali di catalogazione e traduzione a salvarle, bensì l’energia della comunicazione quotidiana. Le lingue possono essere salvaguardate solo dagli individui; e le conseguenze negative della frammentazione dei gruppi possono essere superate da nuove comunità virtuali, fondate sugli aspetti intangibili del riconoscimento e l’orgoglio di appartenenza. Accanto a tali aspetti simbolici, devono però affiancarsi soluzioni tecnologiche che ne permettano, per esempio, la trascrizione attraverso le tastiere di computer e android.
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Gli indigeni costituiscono il 5 per cento della popolazione mondiale e il 15 per cento dei poveri, essendo tra i gruppi più vulnerabili e meno tutelati.
Resi vulnerabili dai più grandi crimini della storia dell’umanità.