Greta Thunberg ha colto molto presto la contraddizione fra il monito degli esperti sul cambio climatico e le azioni intraprese dai governi, e ha deciso di occuparsene in prima persona. Greta ha quindici anni, vive a Stoccolma con i genitori e la sorella, e ha una grande passione per i libri e le scienze. Ha convinto la sua famiglia ad adottare uno stile di vita sostenibile e ogni venerdì improvvisa uno sciopero fuori dal parlamento svedese per sensibilizzare i politici e l’opinione pubblica sull’emergenza delle emissioni di gas serra. E’ diventata un’attivista a livello globale, invitata a parlare all’annuale conferenza delle Nazioni Unite sul clima.
Dopo la stabilità registrata nel biennio 2014 -2016, secondo gli ultimi dati del Global Carbon Project, i valori sono tornati a salire: +1.6 per cento nel 2017 e +2.7 per cento nel 2018, raggiungendo i livelli più alti mai osservati. Non solo in generale non si sta facendo abbastanza, ma molti paesi fanno ancora meno di quanto si erano impegnati a fare rispetto agli obiettivi di Parigi 2015. Per invertire la tendenza, e controllare lo sversamento di anidride carbonica in atmosfera, che a questo ritmo ammonta a 37.1 miliardi di tonnellate l’anno, dobbiamo bruciare sempre meno carbone, petrolio e gas, e limitare la deforestazione e il consumo di suolo.
La Cina ha generato la maggiore quantità di Co2 nel 2018, il 27 per cento del totale mondiale. Negli Usa si è visto un rialzo del 2.5, superando il 17 per cento. L’Unione Europea con il 10 per cento è il terzo emettitore. Nel resto del pianeta, gli altri principali responsabili sono India (7 per cento), e Arabia Saudita, Iran, Turchia, Iraq, Corea del Sud, che complessivamente producono il 42 per cento.
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Dritta come una freccia!
Propongo le Nazioni Unite delle bambine.
Se penso a tanti adolescenti italiani annientati sugli schermi degli android inseguendo sciocchezze…